«Papà... dannazione, alzati.»
La voce tremava. Spezzata.
Le lacrime scendevano lungo il viso e cadevano sul
letto di pietra insanguinato.
Il corpo davanti a lei respirava a fatica.
Il petto si sollevava piano, come se ogni respiro
fosse un peso insopportabile.
Il sangue scivolava via, lento, tra le crepe della
terra.
«Mi avevi promesso che ce l'avremmo fatta... ti
ricordi?»
Un sussurro spezzato.
«Hai detto che non mi avresti lasciata mai...»
Le sue mani si aggrapparono alle catene spezzate
ai polsi del ragazzo.
Fredde. Inerti.
Giacevano sul suolo come serpenti morti,
abbandonate dalla battaglia.
Tutto intorno, il mondo era crollato.
Frammenti di ciò che era stato fluttuavano nella
polvere.
Sagome indistinte, forme spezzate, silenzi rimasti
a metà.
Una luce innaturale filtrava dall'alto, tagliando
l'oscurità con riflessi rossi e dorati.Poi - i passi.
Lenti. Precisi. Inesorabili.
Una figura avanzava tra le rovine.
Capelli lunghi, verde smeraldo, ondeggiavano in
silenzio come spade sospese nel vuoto.
Camminava con una calma disumana, senza fretta,
senza emozione.
Ogni passo cancellava il rumore.
Ogni passo era un giudizio.
La ragazza si voltò.
Nei suoi occhi, lacrime e furore.
Dietro di lei, il corpo che aveva giurato di
proteggerla non si muoveva più.
La figura si fermò.
Un attimo di silenzio irreale.
Poi, senza alcuna espressione, mormorò:
«Ciò che deve accadere... accade.»
E continuò a camminare.
Solo silenzio.
Solo fine.
.....
TERRA 2042 qualche anno prima
Il sole entrava nella camera, filtrando tra le tende
mezze abbassate. La sveglia suonava già da
qualche minuto, ma il ragazzo nel letto non
sembrava curarseneIl russare riempiva la stanza, un suono profondo e
continuo, mentre lui dormiva tutto spaparanzato,
con una gamba fuori dal letto e una bolla nel naso.
Nella stanza accanto si sentivano rumori strani,
come il bollire dell'acqua e piccole esplosioni
scientifiche e casalinghe. Una bambina stava
giocando... o forse studiando. La cucina era il suo
laboratorio personale.
BOOM!
???: «Merda, ne ho messo troppo adesso...»
Una mente impazzita mescolava pozioni strane, tra
pentole fumanti e ampolle brillanti.
???: «Adesso un po' di questa e...»
Bollicine iniziarono a crearsi velocemente, come un
piccolo fuoco d'artificio in un barattolo.
???: «Sì, ci siamo...»
La bambina, vestita con un camice che era più
lungo di lei, afferrò un grande libro di scienze
appoggiato sul tavolo. Con un'espressione
concentrata, iniziò a segnare delle cose con la
penna.
???: «Allora, ho aggiunto potassio... poi ho
aggiunto... un pizzico di fosforo... e...»
Alzò la testa e vide l'orologio che segnava le
08:50.
???: «MERDA! MERDA! MERDA!»
Iniziò a spostare le cose in fretta, facendo volareampolle e contenitori di lato. Una bottiglia si
rovesciò, ma lei scosse la testa.
???: «Sì, pulisco dopo.»
Togliendosi il camice con un movimento rapido,
corse nell'altra stanza dove c'era il ragazzo.
Senza pensarci due volte, urlò:
???: «Papà! Svegliati!»
Nessuna risposta.
???: «Papà! SVEGLIATI!» Lo scrollò con forza, ma
ancora nulla. Allora, si avvicinò, si chinò al suo
orecchio e urlò con tutta la forza che aveva:
???: «YUKOOOOOO! SVEGLIATI!»
La casa tremò dalle urla. La bolla nel naso del
ragazzo scoppiò, e lui si sveglio di scatto.
Yuko: «Chi è? Quanti siamo?»
Guardò verso la bambina, ancora mezzo
addormentato, e con un'espressione assonnata le
chiese:
Yuko: «Toria, perché urli così?»
Toria: «Perché dormi come un sasso!
Preparati, siamo in ritardo!»
Yuko: «Sì, ora mi alzo...»
Tra sé e sé pensò: Stavo facendo un bellissimo
sogno... ma devo andare al lavoro.
Toria: «Vado a preparare la colazione, muoviti!»
Yuko si alzò, indossando un maglione blu e una
camicia bianca sgualcita. In mutande con una calza, si
avviò verso il bagno, grattandosi la chiappa destra.Yuko: (sbadigliando) «Ugh...»
Apre l'acqua calda. Afferra il tubetto del dentifricio,
lo apre, lo spreme.
Yuko: «Niente...»
Arrotola il tubetto, lo stringe come fosse una sfida
personale.
Yuko: «Brutto stronzo... esci!»
Diventa tutto rosso in faccia.
SPX: Prrrr.
Yuko: «Che vita di merda...»
[Cucina - nel frattempo]
Toria: (correndo avanti e indietro) «Anche oggi
arriverò a scuola in ritardo... PAPÀÀÀ! Muoviti!»
[Corridoio]
Yuko: (infilandosi i pantaloni e sbattendo a destra e
sinistra) «Eccomi...»
attraversando il corridoio
Yuko: «Che cosa hai preparato di buono? ... Ma che
è?»
Toria: «Sono uova strapazzate. Non ti va bene?
La prossima volta fattelo da solo.»
Yuko: «No no, va bene!»
Solleva un pezzo d'uova rimasto un po' bavoso e lo
fa cadere sul pane.
Yuko: (pensando) Ok, questo ce l'ho.
Morde il pane con aria soddisfatta.Yuko si gira e vede il cartone del latte aperto.
Yuko: «Ok, bevo almeno un po' di latte...»
Lo prende, lo porta alla bocca... niente, nemmeno
una goccia.
Yuko: «E daiiii! Mi prendi in giro? Toria, il latte è
finito!»
Toria: «Sì, da due giorni. Devi andare a fare la
spesa.»
Yuko: «Perché diavolo non lo butti, allora, invece di
lasciarlo qui?!»
Toria: «Perché potresti buttarlo tu, sai?»
Si guardano per un attimo.
Poi in fretta, ingoiarono quasi strozzandosi.
Yuko: (guardando l'orologio) «Sei pronta? È
tardissimo. Andiamo in bici che facciamo prima!»
Toria: (con aria preoccupata) «No dai, papà... non
sai guidare.»
Yuko: (sorridendo da spaccone) «Cosa?! Sono
rapidissimo! Forza andiamo, prendi le tue cose!»
Toria: «La casa fa schifo, ti sei accorto?»
Yuko: «Sì sì, muoviti che è tardi!»
I due escono in tutta fretta, lasciandosi alle spalle
un disastro: padelle sui fornelli, gusci d'uovo in
giro, cartone di latte vuoto, tutto in
totale caos.
Yuko: (chiudendo la porta con la chiave)
«Toria, hai preso tutto?»
Toria: «Sì... no, aspetta-»SFX: BOOOM!
La porta si chiuse alle loro spalle.
Yuko: «Tardi. Andiamo!»
Toria: «Vabbè, passo dalla finestra dopo...»
Saltano entrambi sulla bici. Yuko pedala a tutta
velocità.
Toria: (tenendosi con una mano al fianco e una alla
testa) «Papà, vai piano! Non sei capace!»
Yuko: «Non ti preoccupare! Fidati!»
Sgommata improvvisa sul marciapiede. La ruota
slitta un attimo sul brecciolino.
Toria: «Ma perché hai una T-shirt nera?!»
Yuko: (guardandosi addosso) «Cazzo... mi sono
dimenticato la camicia! Il capo mi romperà sicuro!»
Toria: «Sei sempre il solito, con la testa fra le
nuvole...»
Arrivano davanti al viale della scuola,grossa
frenata. La bici si inclina di lato, ma si fermano.
Yuko scende, si avvicina a Toria e prova a
sistemarle la giacca.
Yuko: «Aspetta un secondo che-»
Toria: (dandogli un colpetto alla mano) «Faccio da
sola. Ormai sono grande.»
Yuko: «Mamma mia, che caratterino...»
Da lontano si sente:
??? (voce decisa): «Signore! Si fermi!»
Yuko: (tra sé e sé) Cavolo... non dovevo farmi
vedere...Si gira. È la preside
Vestita come sempre con abito elegante, capelli
bianchi raccolti e quell'aria da generale da guerra
fredda, la preside si avvicina a passo deciso.
Preside: «Questa settimana è il terzo ritardo di
Toria. Non va bene così.»
Yuko: «Ha ragione, signora preside. Purtroppo
abbiamo avuto un imprevisto. Mi scuso, non
succederà più. Devo andare adesso.»
Preside: «Si fermi. Deve venire in ufficio con me.»
Yuko: (risalendo sulla bici) «La prossima volta!
Sono di fretta!»
Parte pedalando come se fosse inseguito dalla
polizia. La preside resta lì, col sopracciglio alzato.
Toria guarda la scena, poi sospira come chi ha già
perso le speranze.
Si volta e si avvia verso la classe.
Yuko (tra sé e sé): Questa preside è davvero
fastidiosa... sarà un ritardino, mica la fine del
mondo. Mah. Devo fare in fretta, altrimenti sarà
una giornataccia al lavoro.
Pedala come un pazzo tra la gente, suona il
campanello.
Yuko: «Scusate! Scusate! Permesso!»
Yuko pedala sopra al marciapiede,
zigzagando tra le persone con il campanello
che suona a ripetizione.Yuko: «Scusate! Permesso! »
Davanti a lui, il semaforo è verde. Ma solo per un
attimo.
Click.
Diventa rosso.
Yuko: «Cazzo... devo sbrigarmi... ce la faccio... ce la
faccio!»
Pedala più forte, le gambe che sembrano mulinare.
Yuko: «Dai, dai che ce la faccio!»
Si lancia nell'attraversamento proprio mentre le
macchine iniziano a muoversi.
SFX: CLACSON! VRUUUM!
Auto che frenano, una moto che lo sfiora, un
camion che strepita.
Yuko: «Oh merda! OH MERDA!»
Schiva tutto all'ultimo secondo, sfrecciando come
un acrobata.
Yuko: (ridendo, gasatissimo) «Eheheh... Cl
SONO RIUSCITO!»
Si volta indietro, fiero come un eroe, mentre pedala
ancora.
Yuko: «Avete visto? Nessuno mi ferma, io-»
SFX: SBAM!
Un albero. In pieno. Yuko ci sbatte contro col
manubrio e vola giù dalla bici.
Rimane lì, accasciato sul marciapiede, abbracciatoal tronco.
Yuko: (voce bassa) «...che botta.»
Una signora elegante, vestita con cura e occhiali
sottili, si avvicina con passo rapido.
Signora: «Ehi, tutto bene?»
Yuko: (alzandosi di scatto, il viso rosso e graffiato)
«Sì sì, grazie... scusi, devo andare.»
La signora lo guarda, perplessa, senza dire nulla.
Poi si allontana lentamente, scuotendo la testa.
Yuko risale in sella, riparte a zigzag, ancora un po'
sbilanciato. Pedala a destra e sinistra come un
ubriaco in equilibrio precario. Gli occhi lucidi.
Si morde il labbro.
Yuko (tra sé e sé): Maledizione... che botta... mi
sono fatto malissimo.
Le lacrime premono, vogliono scendere. Ma lui no.
In pubblico no. Tiene tutto dentro.
Poi gira l'angolo.
Yuko: «Ahi... ai... Allll! Che maleeeee...»
Si ferma un attimo. E lì, dove nessuno lo vede, le
lacrime escono tutte insieme.
Yuko: (piangendo, a voce bassa) «Maledetto
albero... credo fosse lì da tempo. Sembra che mi
stava aspettando...»
Resta un secondo a guardare per terra. Poi si
asciuga il viso con la manica.
Yuko: «Devo muovermi... devo andare al lavoro.»
Risale in sella, dolorante, e riparte. La strada è .quasi finita. Il lavoro lo aspetta.
Intanto, a scuola, Toria stava facendo l'intervallo.
«Ehi, Rhys!» chiamò una bambina, guardandola.
Toria si voltò alzando un sopracciglio. Pensò tra sé
e sé: "Un'altra volta a rompere...
" Si voltò
completamente verso di lei: «Che c'è?»
Bambina: «Ti sei tagliata i capelli? Chi è stato, quello
sfigato di tuo padre?»
Toria: «Sì, li ho tagliati. E no. Che problemi hai?»
Bambina: «Anche stamattina sei arrivata in
ritardo... Sai che, se continui così, ti bocciano?
Ahah, che sfigata. Tua mamma morta e un papà
così...»
Toria: «Ahaha... sai che forse dovresti farti un po' di
affari tuoi?»
Bambina: «Senti, mezza calzetta, ci vuole più
rispetto nella vita.»
Si avvicinò a Toria con aria minacciosa.
Toria si abbassò le maniche con uno sguardo
deciso.
Toria: «Vieni più vicino, che ti faccio vedere io cos'è
il rispetto.»
Le due si avvicinarono, arricciandosi le maniche, a
un passo l'una dall'altra...
Driiin!
La campanella suonò all'improvviso.
Si guardarono ancora per qualche secondo, con gli
occhi pieni di sfida.Bambina: «Pf, ti è andata bene!»
Toria la fissò arrabbiata per un attimo, poi, senza
dire nulla, rientrò in classe.
Non lontano da li, Yuko era appena arrivato al
lavoro.
Yuko: «Ci siamo... sono arrivato. Non devo farmi
beccare ora... metto qui la bici e cerco di non farmi
vedere.»
Scese dalla sella e sistemò la bicicletta nel posto
dedicato, proprio davanti all'ingresso
degli uffici.
La legò in fretta e si voltò di scatto...
Capo Ufficio: «Signor Rhys!»
Yuko: «Buongiorno, Menny!»
Capo Ufficio (Menny): «Questa settimana è il terzo
ritardo di fila.»
Yuko: «Sì, ha ragione... purtroppo ho avuto degli
imprevisti.»
Capo Ufficio: «Tutti abbiamo una vita fuori da qui,
Rhys. Ma non per questo facciamo ritardi.
Al prossimo... è licenziato!»
Yuko: «Certo, Menny. Non accadrà più.»
Yuko abbassò la testa ed entrò in ufficio.
Mentre saliva le scale, pensava: "Cavolo, mi ha
beccato... perché è così difficile arrivare in orario?"
Arrivato alla sua scrivania, si sistemò e iniziò a
lavorare al computer.Dopo qualche minuto, il collega accanto a lui si
sporse.
Collega: «Ehi, Yuko... anche oggi, eh?»
Yuko: «Sta' zitto... se Menny mi vede, sono finito.»
Yuko si voltò appena per controllare... e vide
Menny, in fondo alla sala, che lo stava fissando.
La mattinata passò velocemente,
Yuko si alza per andare a bere un caffè. I colleghi
continuano a fare battute su di lui, ma non ci dà
peso.
Prende il telefono in mano e scrive un messaggio a
Toria.
SMS* Yuko: Come sta andando?
Dopo due secondi... tin!
SMS* Toria: Bene, la solita storia... torno a casa a
piedi. Ricordati di fare la spesa. Ci vediamo a casa!
SMS *Yuko: Va bene...
Yuko sospira dopo aver letto i messaggi.
Sa bene che, qualunque cosa accada al lavoro, sua
figlia sarà sempre a casa ad aspettarlo.
La giornata scorre lenta e finalmente arriva il
momento di uscire.
Tutti si affrettano verso l'uscita.
Yuko scende le scale quasi per ultimo; in fondo,
ad aspettarlo, c'è Menny.
Menny: «Rhys! Ci siamo capiti, vero?»
Yuko: «Certo, Menny.»Gli passa accanto con la testa bassa, mentre
Menny lo osserva con aria severa.
Yuko esce dall'ufficio, prende la bicicletta e si dirige
dritto al market vicino casa per fare la spesa.
Parcheggia la bici, la lega frettolosamente, ed entra
dentro il piccolo market di periferia, uno di quei
posti semplici, dove tutti si conoscono.
Yuko: «Salve, signora Mary!»
Signora Mary: «Oh, salve Yuko! Come va?» Yuko:
«Bene, grazie. E lei?»
Signora Mary: «Alla mia età non ci si può più
lamentare.»
Yuko sorride e si accovaccia per prendere uno di
quei carrellini della spesa con le ruote cigolanti.
Tra sé e sé ripete gli ingredienti mentre cammina
tra gli scaffali
"Latte... passata... pomodori...
"
Ogni volta che nomina qualcosa, si avvicina e lo
prende.
Finisce il suo piccolo giro e si avvia verso la cassa.
Signora Mary: «La piccola dov'è?»
Yuko: «A casa. A fare i compiti, credo.»
Signora Mary: «È fortunato, lo sa? È proprio una
bambina intelligente... tale e quale a sua madre.
Senza offesa, eh, hehehe.»
Yuko sorride appena.
Yuko: «Non si preoccupi. È la verità. Grazie mille,ci vediamo.»Prende la busta della spesa, la infila nel
manubrio e risale in sella.
Con un ultimo saluto veloce, riparte
verso casa.
Dove Toria aveva gia apparecchiato la tavola.
Sistemato i piatti, i bicchieri, le posate...
La porta si aprì con un lieve cigolio.
Yuko: «Toria?! Sono a casa!»
Toria (da lontano): «Sì, sono in bagno!»
Yuko entrò, chiuse la porta dietro di sé e appoggiò
la busta della spesa sul tavolo della cucina.
Con calma iniziò a sistemare la spesa nei mobili,
quando Toria arrivò.
Toria: «Che hai preso di buono?»
Yuko: «Tutto quello che ti piace...»
Toria: «Mmm, allora stasera pasta?»
Yuko: «Ci sto!»
I due si misero a cucinare insieme, tra battute e
piccoli scherzi.
Qualche minuto dopo, erano seduti a tavola,
mangiando tranquilli.
Yuko approfittò di una pausa per chiederle:
Yuko: «Com'è andata a scuola?»
Toria: «Bene...»
(Per un attimo il suo sguardo si fece più cupo,
ripensando alla bambina che l'aveva importunata.)
«Le solite cose di scuola. Tu al lavoro?»Yuko sorrise, mentre nella sua testa gli tornavano
in mente il ritardo e il rimprovero di
Menny.
Yuko: «Bene... Le solite cose da lavoro.»
Toria, finendo il suo piatto, si illuminò:
Toria: «Visto che ho studiato, stasera ci guardiamo
una serie?»
Yuko: «Sicura che hai studiato?»
Toria (facendo finta di offendersi): «Vuoi
controllare!?»
Yuko ridacchio: «Naaa, mi fido... Va bene.
Ma niente cose sdolcinate, però!»
Toria: «Mmm... sì, va bene!»
I due finiscono di mangiare e sparecchiano
frettolosamente.
Poi si spostano davanti alla TV e iniziano a fare
zapping.
Toria: «Eccola!»
Yuko: «Ho detto niente cose sdolcinate.»
Toria: «Sì, ma questa non lo è.»
Yuko: «L'amore tra le stelle... e non ti sembra un
titolo sdolcinato?»
Toria: «No no, sicuramente ci sarà un po' di
azione.»
Yuko: «Sei proprio una stronzetta.»
Prende un cuscino dal divano e glielo dà in faccia
ridendo.Toria, con i capelli spettinati, si sistema e
accende la TV.
Iniziano a guardare il film.
Le lancette scorrono...
Alla TV si sente una canzoncina d'amore nei titoli
di coda.
I due si sono addormentati sul divano.
Yuko si sveglia con la musica in sottofondo.
Si volta, vede Toria dormire profondamente.
Mette giù i piedi, si alza con calma e la prende in
braccio, portandola nella sua cameretta.
La stanza di Toria è piena di poster di scienza e
medicina.
Yuko la adagia dolcemente sul letto, rimbocca le
coperte e le dà un bacio sulla fronte.
Mentre si volta, nota una foto di famiglia poggiata
su un mobiletto.
Sospira, toccandola con le dita.
Yuko: «Ciao, Giù...»
Poi esce piano dalla stanza, richiudendo la porta.
Rientra in salotto e prende il telecomando.
Yuko: «Adesso mi guardo un bel film d'azione...
o un thriller.
Che ore sono?»
Guarda l'orologio: sono le 22:30.
Yuko: «È ancora presto!»
Inizia a fare zapping col telecomando.Yuko: «Ta-ta... eccolo! Sembra interessante.
Ma prima... mi faccio i popcorn!»
Si alza, prende una padella, butta dentro i semi.
Tan... tan... tan….. tan-tan…
I popcorn iniziano a scoppiettare.
Li versa in una ciotola e si sistema di nuovo sul
divano.
Mette play e si rilassa.
Le ore scorrono.
L'orologio segna le 3:45.
La TV è spenta.
Yuko dorme sul divano, circondato da popcorn
sparsi ovunque.
La stanza è immersa in un silenzio pesante, quasi
rumoroso
Toria dorme profondamente nella sua camera.
Anche la città, fuori, sembra addormentata.
Poi, improvvisamente, i bicchieri sul tavolo iniziano
a tremare leggermente.
I popcorn cadono dalla ciotola.
La TV si scuote.
Yuko si sveglia, aprendo lentamente gli occhi.
Yuko (mezzo addormentato): «Che diavolo è...?»
Dalla finestra filtra una strana luce rossa.
Yuko, sbadigliando, si alza e si avvicina alla tenda.
La sposta con una mano ancora stanca...
Appena guarda fuori, gli occhi gli si spalancano.Yuko: «Ma che cazzo è quello?!»
Una scia di fuoco attraversa il cielo.
Una palla infuocata solca la notte.
Yuko: «È un meteorite?!
Sta... sta cadendo vicino!»
La scia rossa prosegue sopra la collinetta dietro
casa.
Ma la cosa strana è che, al momento dell'impatto...
non si sente alcun rumore.
La luce improvvisamente si spegne.
Tutto torna immobile.
Solo il silenzio rimane.
Yuko, ancora pietrificato davanti alla finestra, si
stringe nelle spalle.
Yuko (tra sé e sé): «Non ha fatto rumore...
Nessun impatto...?»
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Grazie per aver letto Panda's Deity , nuovi capitoli ogni lunedì e giovedì sera !
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